Se ti appresti ad uscire dal lavoro quest’anno, fa molta attenzione alla strada da percorrere perché se scegli una certa misura, rischi di trovarti poi con un assegno mensile da fame.
Il momento tanto atteso è arrivato e quest’anno, finalmente, dopo oltre 40 anni di lavoro puoi finalmente accedere alla pensione: un sogno che diventa realtà! Ma fa molta attenzione perché passare dal sogno all’incubo è questione di un attimo se non scegli la misura giusta.
Anche nel 2025 per accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria occorre avere almeno 67 anni e 20 anni di contributi. Tuttavia le “scappatoie” per uscire dal lavoro con qualche anno di anticipo sono tantissime in quanto il Governo di Giorgia Meloni ha riconfermato tutte le opzioni che erano già presenti nel 2024.
Questo significa che una persona che ha maturato molti anni di contributi – poniamo, ad esempio, più di 40 – può scegliere tra diverse possibilità. Attenzione, però, a fare la scelta giusta perché se opti per una certa misura – apparentemente molto conveniente – rischi di trovarti con un assegno da fame o quasi.
Sono tanti i lavoratori che si apprestano a dire definitivamente addio all’ufficio proprio quest’anno: qualcuno accederà alla pensione ordinaria di vecchiaia mentre molti altri fruiranno di qualche misura di pensione anticipata. Se fai parte dei coloro che hanno tanti anni di contribuzione e possono, dunque, andare in pensione prima dei 67 anni, scegli con cura la misura da sfruttare o rischi di perdere tanti soldi.
Chi ha almeno 41 anni di contributi, attualmente, ha diverse opzioni tra cui scegliere: la pensione anticipata ordinaria, Quota 103 e Quota 41. Quest’ultima è molto vantaggiosa ma non si rivolge a tutti purtroppo. Anche per quest’anno, infatti, il Governo Meloni ha riconfermato Quota 41 solo per queste categorie:
Non solo: per poter fruire di Quota 41 è necessario essere lavoratori precoci, cioè bisogna aver versato almeno un anno di contributi prima di aver compiuto 19 anni di età e deve trattarsi di contributi effettivi, non valgono quelli figurativi relativi al servizio militare o all’Università.
Restano, quindi, da considerare la pensione anticipata ordinaria e Quota 103. Quale conviene? Senza ombra di dubbio la prima! La pensione ordinaria richiede 42 anni e 10 mesi di contribuzione agli uomini e 41 anni e 10 mesi alle donne, mentre con Quota 103 ne bastano 41 in entrambi i casi ma nonostante ciò, nel 2025, Quota 103 proprio non conviene.
Infatti questa misura, da quest’anno, prevede il ricalcolo interamente contributivo dell’assegno previdenziale il ché significa che si potrebbero registrare perdite anche del 30% ogni mese. Inoltre con Quota 103 l’assegno Inps non può mai superare di 4 volte l’importo del trattamento minimo. Insomma chi sceglie questa strada rischia di trovarsi con una pensione davvero molto bassa.
Ultima nota dolente: le finestre di uscita. Le finestre di uscita sono il lasso di tempo che intercorre tra il raggiungimento dei requisiti per andare in pensione e l’ottenimento effettivo del primo assegno. Chi sceglie Quota 103 dovrà attendere ben 7 mesi o addirittura 9 nel caso dei dipendenti pubblici.
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